Aprile 25, 2024

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Perché si dice così? “…e buonanotte ai suonatori”: da dove deriva questo famosissimo detto? Buonanotte ai suonatori i proverbi e le frasi fatte che usiamo abitualmente si distinguono in due categorie fondamentali: quelli che in poche parole trasmettono concetti complessi e saggezze antiche e quelli che, più semplicemente, vengono usati quasi come intercalare nei discorsi, per colorire frasi o per trasmettere forza a quanto espresso in precedenza. Quante volte, decisi di voler chiudere una conversazione o mettere un punto, abbiamo chiuso la frase con un secco “…e buonanotte ai suonatori”. Questo modo di dire non ha origini prettamente napoletane, anzi, viene riconosciuto in quasi ogni regione d’Italia, ma a Napoli viene usato molto più frequentemente ed è arrivato ad assumere connotati e significati ben più complessi. Oltre al mettere fine ad una discussione o ad un accordo, “buonanotte ai suonatori” per i napoletani indica spesso una certa forma di rassegnazione, una resa di fronte ad una situazione che non può essere più cambiata nonostante gli sforzi.

Ad esempio, per rimanere in tema di sonno, quando un neonato viene svegliato da qualche rumore durante un riposino è difficilissimo che si riaddormenti ed è molto più probabile che decida di lamentarsi per un bel pezzo; in questa circostanza la madre potrebbe dire rassegnata “ormai si è svegliato e buonanotte ai suonatori”. Più semplicemente quando qualcosa si rompe definitivamente possiamo salutarla desolati con un mesto “buonanotte ai suonatori”. In ogni caso, sta sempre ad indicare una chiusura definitiva, la fine di qualcosa, ma da dove deriva? Perchè la buonanotte viene data proprio ad i suonatori? La spiegazione è semplice, basta pensare ad un qualunque locale dove si può ascoltare musica dal vivo: beviamo, mangiamo, chiacchieriamo, trascorriamo lì la serata e, quando usciamo, le note della band continuano a risuonare nel locale. Un tempo era molto più comune, per i locali, avere orchestre e musicisti fino alla chiusura, anche quando i clienti si contavano sulle dita di una mano. Quando la musica finiva, quando persino i suonatori potevano andare a dormire, significava che la festa o la serata erano definitivamente concluse e che non c’era più alcun motivo per restare fuori: un po’ come avviene nelle più moderne discoteche. Una canzone dei Pooh intitolata, appunto, “Buonanotte ai suonatori” chiarisce bene il senso di questa condizione: “E tutti a casa, sotto le coperte qualche canzone c’è rimasta chiusa dentro al pianoforte, lasciamo qui gli ultimi pensieri, buonanotte ai sognatori agli amori nati ieri buonanotte a chi farà una buonanotte anche ai lupi solitari a chi scrive contro i muri e alla fine… buonanotte ai suonatori”

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