Aprile 23, 2024

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La lingua italiana è sempre più sensibile ai mutamenti extraculturali,alle vicende europee e ai fenomeni virali sui social network.Il dizionario “Devoto-oli” si presenta oggi,dopo ben 50 anni,in versione cartacea e digitale con 1500 neologismi,ed unisce inglesismi ed espressioni gergali,tra cui le parole “Brexit” e,sorpresa,la parola “Ciaone”.Una parola che fa scandalo ma che non dovrebbe sorprenderci dopo il caso di Petaloso,parola ufficialmente riconosciuta dall’Accademia della Crusca. Per quanto di dubbia provenienza alcuni sosterebbero che l’origine della parola “Ciaone” risalga ad una scena del film “Confusi e Felici”,pronunciata dall’attrice Caterina Guzzanti ed è stata poi utilizzata dalla cantante italiana Emma Marrone nello show “Amici”.Cerchiamo peró adesso di comprendere l’evoluzione del termine “Ciao”,la cui storia è davvero curiosa. Il vocabolo di origine veneziana ed introdotto da Giuseppe Boerio era un saluto reverenziale,diretto a mettere in evidenza la differenza sociale tra due individui di classe diverse e questa sarebbe davvero una novità visto che oggi ciao è un termine cosi confidenziale. Ma pensiamo ad esempio a Dante e Beatrice,il cui saluto era segno di rispetto e formalità a cui si dava molto valore. Ricordiamo infatti il passo:”tanto onesta e tanto bella pare la donna mia quand’ella altrui saluta”,contenuto nel quattordicesimo capitolo dell’opera “Vita Nova”.Quel saluto,sfuggente e paradisiaco,trasmise a Dante una felicità così grande da donare beatitudine a tutti gli uomini,un sentimento che valica i limiti dello spirito. Accanto a Dante citiamo un altro importante stilnovista fiorentino,Guido Cavalcanti,la cui attenzione si concentrava sugli effetti devastanti,stavolta,che provoca il saluto della donna amata,come si evince dalle righe di questo sonetto:”Lo vostro bel saluto e l’ gentile sguardo che fate quando v’encontro,m’ancide“.Oggi invece la parola ciao è diventata uno scambio simpatico di scherzi e comicità ed il vasto uso di internet sta appiattendo la nostra lingua con parole ridicole che prima erano cariche di significato.

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