Marzo 29, 2024

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Giovanni Brusca e la sua confessione, hanno dato modo a Saverio lodato, dopo una lunga intervista, di scrivere uno dei libri più crudi della storia. Brusca attinge al suo arsenale armandosi di spietatezza e sfrontatezza, le medesime peculiarità che ne hanno contraddistinto l’attività criminale, per offrirci uno spaccato tanto reale quanto crudo di quel mondo parallelo autoalimentato dall’entità seminascosta chiamata Cosa Nostra. Ne riportiamo uno stralcio… <<In quel mese di maggio, Falcone è passato ma non ce ne siamo accorti. Una volta era insieme a Paolo Borsellino.>> “L’indomani, verso le dieci abbiamo cominciato a fare i primi appostamenti. Il tutto doveva avvenire cosi: Mimmo Ganci, alla macelleria, <<dava la battuta>>, doveva dirci cioè quando partiva il corteo. Per due volte, in quel mese di maggio, Falcone è passato ma non ce ne siamo accorti. Una volta era insieme a Paolo Borsellino: entrambi passarono molto tardi, in un’ora in cui ce n’eravamo già andati. E commentammo: <<Se lo avessimo saputo, ci saremmo fatti due piccioni con una fava. Pazienza>>. Per evitare falsi allarmi, come era già successo, c’era Calogero Ganci, figlio di Raffaele, oggi pentito, che con un motorino seguiva le blindate sino all’imbocco dell’autostrada. La sicurezza l’avremmo avuta solo in quel momento. A sua volta, Ganci doveva chiamare telefonicamente Ferrante che si trovava in macchina allo svincolo di Carini insieme a Biondo il <<corto>> Una frase convenuta significava che le auto di scorta avevano cambiato tragitto. Se, invece, non avesse richiamato, significava che le macchine stavano a Carini, quindi erano dirette in aeroporto.

Avevo anche detto a Ferrante e a Biondo: <<Quando li vedete passare li seguite sino all’aeroporto>>. A quel punto dovevano chiamare La Barbera pronto a mettersi sulla strada di Villagrazia di Carini, che è parallela all’autostrada, per darci la velocità. E quest’ultimo doveva chiamare Gioè che aveva il cannocchiale e si trovava sulla montagna. Appena la macchina arrivava al frigorifero, io avrei dovuto premere il pulsante del telecomando. Il tempo era tutto calcolato, nei minimi dettagli.” Così Cosa nostra uccise Giovanni FALCONE.

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