Novembre 8, 2024

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]Riportiamo un episodio che sarebbe accaduto a Nola il 26 aprile 1872 una testimonianza tratta da una lettera indirizzata al signor De Girolamo Milone, Direttore del Periodico «La Libertà Cattolica», firmata dal canonico Raffaele Maria Longo, che si conserva nell’Archivio Vescovile. Essa dice:
«Una fanciulla di umili condizioni… mentre soletta trastullavasi dentro il cancello che circonda la statua marmorea di San Felice…sita nell’emiciclo orientale nel largo della Stazione Ferroviaria di Nola, vide muoversi la statua suddetta e, temendo le fosse caduta addosso, fortemente sbigottita gridò chiamando sua madre che poco lungi da lei attendeva al lavoro delle funi; a quelle grida corse molta gente che nulla vide nel muoversi della statua suddetta, tuttí però osservarono che il volto era diretto non più come prima verso l’occidente della città, sebbene colla faccia verso il mezzogiorno e direttamente alla bocca principale del Vesuvio.
Quando accadde il fatto il cielo era bello e sereno eccetto il pino di ceneri e fumo che, sollevato dal terribile vulcano, pendeva in aria quasi sulla città. Si fece pubblico dibattito… nel mattino del 15 novembre mons. il Vescovo, dopo la relazione fiscale, pubblicò la sentenza di costoro, cioè che la statua in marmo di San Felice, cittadino e Vescovo di Nola, addì 26 aprile 1872 siasi prodigiosamente contorta nella sinistra… ».
Questo episodio, che si era fortemente inserito nella tradizione orale, fece si che durante l’eruzione del 1906, migliaia di Nolani si portassero presso la statua del Santo alla villa a pregare ed a chiedere protezione.
Lo stesso episodio si è ripetuto dopo il terremoto del 1910 e del 1980.
Nel 1911 un’altra calamità colpì la nostra città quando imperversò il colera con tanta intensità da costringere le autorità comunali a sospendere la festa dei gigli.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][/vc_column][/vc_row]

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