Aprile 24, 2024

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Sono le 3.08, sto svolgendo il turno di notte.

Quest’ospedale, di notte, sembra tutta un’altra storia. C’è silenzio, c’è calma.

Questo reparto di ginecologia ed ostetricia emette un unico suono, quello del pianto di un bambino nato ieri.

Ne approfitto, preparo provette, siringhe, aghi e terapia per l’indomani quando ad un tratto arriva, al pronto soccorso ostetrico, una donna di 32 anni con dolori all’addome. Mi precipito a farle la visita, il dottore la ricovera è una secondipara mi dice, le contrazioni sono intense e costanti, tutto nella norma, alla visita ha già una dilatazione di 5 cm.

Io, lei e suo marito ci dirigiamo in sala travaglio.

Chiedo, nome cognome e tutti i dati anagrafici.

Mi metto accanto alla donna, che é concentratissima sul suo dolore e sul suo corpo.

L’aiuto, non la lascio sola un attimo, la faccio mettere sulla palla, sulla sedia, in piedi, sul letto, cerco in tutti i modi di farle affrontare il travaglio con minor dolore possibile.

Le massaggio la schiena, mostro al marito come deve farlo, lo fa. Io vado verso la scrivania per prendere la cartella clinica, devo annotare il tutto sul partogramma.

Sento la donna che parla al marito egli dice:

– amore, io ti amo, ma le mani dell’ostetrica erano sante-

Corro da lei, le faccio la visita ed era arrivato il momento di spingere.

La incito, la carico.

-Forza dai spingi più forte che puoi-

Vedo il volto della donna trasformarsi, era una donna esile, con pelle candida.

In quel momento il suo volto si colora di un rosso tramonto, i suoi occhi trasmettevano amore e forza.

La mano destra stringeva con forza la manopola del letto per aiutarsi nella spinta.

La mano sinistra, stringeva a se la mano del marito.

Io ero li pronta ad accogliere il frutto dell’amore di quella coppia. Osservavo con attenzione le modifiche del corpo e la straordinarietà dell’evento, perchè puoi assistere anche a migliaia di parti ma , sarà sempre il miracolo più bello.

Ecco, è arrivato il momento.

Il piccolo sta per uscire, un’ultima spinta, quella decisiva, ed eccolo, è venuto al mondo un nuovo essere umano.

Perfetto, meraviglioso.

Il primo gemito, il suo primo grido per dirci:

– DA OGGI CI SONO ANCHE IO-.

Lo prendo, lo avvolgo nel telo e lo do alla madre, che lo avvolge in meraviglioso abbraccio.

Guardo la coppia, guardo quella nuova famiglia.

È meravigliosa, i loro sguardi si parlano, i loro cuori sono pieni di gioia.

Ed io, che ogni volta che assisto a questa meraviglia, mi emoziono.

Capisco che c’è ancora speranza, c’è ancora amore.

Le persone sanno amare, lo so io sono un’ostrica e vedo ogni giorno quello che è l’amore per eccellenza.

Osservando questa scena capisco che non c’è cosa più bella del miracolo della vita, della perfezione dei corpi, dell’immensità dell’amore. È proprio in quell’istante, che comprendo che sono pronta ad essere madre.

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